_

                                             

domenica 17 ottobre 2010

Sarah Scazzi, lo zio ha confessato. Trovato il cadavere nelle campagne

Il cadavere della quindicenne scomparsa lo scorso 26 agosto è stato trovato nelle campagne di Avetrana. Lo zio, Michele Misseri, avrebbe confessato dopo un lungo interrogatorio dei carabinieri

Taranto - Il cadavere di Sarah Scazzi, la quindicenne scomparsa da casa il 26 agosto scorso, è stato trovato nelle campagne di Avetrana. Secondo le prime indiscrezioni lo zio della ragazza, Michele Misseri, avrebbe confessato l'omicidio. Gli inquirenti non hanno confermato. Il ritrovamento del cadavere sarebbe avvenuto su precise indicazioni, a seguito dell'intergatorio di oggi pomeriggio.

La madre in diretta a Chi l'ha visto? La mamma di Sara, Concetta Serrano, ha appreso delle ricerche del corpo della figlia mentre era in collegamento in diretta con il programma di Rai 3 Chi l'ha visto al quale partecipava dall'abitazione di Michele Misseri, lo zio della giovane scomparsa e che è tuttora trattenuto nel comando provinciale dei carabinieri di Taranto. Quando le voci si sono fatte insistenti la conduttrice, Federica Sciarelli, ha chiesto alla donna se non preferisse allontanarsi dalla casa. Concetta ha risposto: «È meglio», e accompagnata da uno dei suoi avvocati ha lasciato l'abitazione.

martedì 12 ottobre 2010

Tutte le volte che Silvio (parodia di "Tutte le volte che" di Valerio Sc...

Casamassima (BA): giovane gay insultato e picchiato dal branco

Nuovo episodio di violenza e discriminazione torna a scuotere la comunità gay italiana. A farne le spese, questa volta, è stato un 17enne di Casamassima, cittadina a pochi chilometri da Bari, il quale è stato accerchiato, umiliato e preso a botte da una coppia di giovani omofobi. La sera del 29 settembre scorso non sembrava diversa da tante altre serate di fine estate, una passeggiata e una chiacchierata con il migliore amico nella piazza principale del paese, ma a rompere la routine di quel mercoledì ci ha pensato un branco di ventenni, ignobile ma ormai consueto protagonista di tante vicende di omofobia di casa nostra, i quali hanno avvicinato i due ragazzi in macchina. Il conducente e il passeggero, evidentemente annoiati e infastiditi dalla presenza del giovane, hanno iniziato a deridere pesantemente il 17enne sulla sua presunta omosessualità.



La vittima, seccata dalla continue offese, ha risposto a tono agli sfottò, ma una frase in particolare ha scatenato l’ira dei due, che nel frattempo si erano allontanati in auto: “Vedi che su quella strada si fanno molti incidenti”. Gli occupanti del veicolo, evidentemente vogliosi di menare le mani, hanno fatto immediatamente inversione di marcia, sono scesi dall’automobile e da li è nato un accesso diverbio tra i tre, fino al triste epilogo: uno dei due maggiorenni ha bloccato il 17enne mentre l’altro lo riempiva di pugni sul volto e di calci, fino a farlo sanguinare copiosamente.Resosi conto della brutalità del loro gesto, i due aggressori sono subito scappati a gambe levate.Il giovane è stato soccorso dai genitori e trasportato poi all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove ha avuto una prognosi di tre giorni per le conseguenze della rottura del setto nasale.

Su questa spregevole vicenda di violenza stanno indagando i Carabinieri di Gioia del Colle, a cui il minore ha raccontato l’episodio, fornendo anche una descrizione degli aguzzini ma non sporgendo però contestuale denuncia.Secondo gli investigatori, il 17enne è molto spaventato e teme una ritorsione dei due aggressori, evidentemente concittadini della vittima.Purtroppo non si tratta del primo caso di omofobia in terra pugliese: già nel maggio scorso il vicepresidente di Arcigay fu riempito, all’uscita da un bar del quartiere Poggiofranco, di minacce e insulti da parte di un gruppo composto da otto persone. Proprio la sezione barese di Arcigay ha rilasciato una dichiarazione in merito a questo triste avvenimento: “Quante altre violenza fisiche e psicologiche dovranno pesare sulla dignità delle persone gay e transessuali, prima che l’omotransfobia venga riconosciuta ufficialmente come vero e proprio atto di razzismo? Quanto manca perché venga estesa l’efficacia della legge Mancino agli atti di violenza contro omo e transessuali? Il mondo politico dovrebbe preoccuparsi di salvaguardare tutte e tutti i cittadini, anche quelli omosessuali e transessuali. L’Italia – sottolinea il presidente del comitato provinciale, Francesco Camasta – invece è uno degli ultimi paesi nell’UE a non avere ancora nessuna legge contro l’omotranfobia. Del pari il Sindaco Emiliano dovrebbe mantenere le promesse fatte lo scorso 18 Maggio (in occasione della Giornata Mondiale Contro l’Omotransfobia) e aprire uno sportello anti discriminazione, organizzare corsi di educazione alle differenze ai dipendenti comunali e nella scuole. Continueremo a offrire tutela giuridica e aiuto psicologico a tutte le vittime di omotransfobia che si rivolgeranno a noi, ma il rispetto non può basarsi solo sul volontariato, mentre politica e istituzioni girano la faccia dall’altra parte”.

lunedì 4 ottobre 2010

Lettera di un figlio di operaio

Ero tornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera. Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica. L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo. L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie. L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università. L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro. L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze. Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro. Ma mi è mancata l’aria quando, lunedì 26 luglio 2010, su “La Stampa” di Torino, ho letto l’editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell’esposizione del professore, i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”, la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof. Deaglio a Radio 24 tra le 17,30 e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010). Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l’aria. Sono salito sull’auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino. Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis.