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venerdì 24 settembre 2010

Corteo Nazionale contro la Vivisezione sabato 25 settembre 2010 a Roma

Sabato 25 settembre 2010 Ore 15.00 – Piazza della Repubblica – ROMA Corteo Nazionale contro la Vivisezione.Per chiudere Green Hill e tutti gli allevamenti di animali destinati ai laboratori e protestare contro la nuova legge europea.Milioni di animali ogni anno vengono torturati nei laboratori di vivisezione, sottoposti ad esperimenti crudeli, sfigurati, ingabbiati, incatenati, legati ai tavoli operatori, avvelenati e lasciati soffrire e morire. Questa è la ricerca medico-scientifica portata avanti dai baroni della medicina, finanziata e avvallata dal governo. Una ricerca che prevede lo sterminio di un milione di esseri viventi nella sola Italia, ogni singolo anno. Giorno dopo giorno, agonia dopo agonia. Questi esseri viventi sono prodotti su scala industriale dentro allevamenti specializzati, cresciuti in condizioni asettiche e creati come oggetti su cui accanirsi nella ricerca di non si sa quale soluzione ai mali che noi stessi umani abbiamo provocato. Green Hill di Montichiari è l’unico allevamento di cani “da laboratorio” rimasto in Italia, uno dei più grandi d’Europa.



PARTENZE DA ALTRE CITTA’



Pullman

Sono previsti pullman da varie città italiane.

Se avete intenzione di organizzare un pullman dalla vostra città contattateci alla mail

info@fermaregreenhill.net

grazie.

Potete contattare i gruppi che li stanno organizzando alle seguenti e-mail:



FIRENZE: firenze25settembre@yahoo.it

BRESCIA: brescia25settembre@yahoo.it

VENETO: veneto25settembre@yahoo.it

GENOVA: genova25settembre@yahoo.it

BOLOGNA: bologna25settembre@yahoo.it

MILANO: milano25settembre@yahoo.it

TORINO: torino25settembre@yahoo.itP

PUGLIA: puglia25settembre@yahoo.it

NAPOLI/CASERTA: napoli_caserta25settembre@yahoo.it

RIMINI: rimini25settembre@yahoo.it



Per memoria l’elenco dei parlamentari italiani che hanno votato la legge europea:

1 – Gabriele ALBERTINI ( PPE – PdL)

2 – Magdi Cristiano ALLAM ( PPE – Io Amo l’Italia)

3 – Roberta ANGELILLI ( PPE – PdL)

4 – Antonello ANTINORO ( PPE – UDC)

5 – Alfredo ANTONIOZZI ( PPE – PdL)

6 – Pino ARLACCHI ( ALDE/ADLE – IdV)

7 – Raffaele BALDASSARRE ( PPE – PdL)

8 – Paolo BARTOLOZZI ( PPE – PdL)

9 – Sergio BERLATO ( PPE – PdL)

10 – Luigi BERLINGUER ( S&D – PD)

11 – Mara BIZZOTTO ( EFD – Lega Nord)

12 – Vito BONSIGNORE ( PPE – PdL)

13 – Mario BORGHEZIO ( EFD – Lega Nord)

14 – Antonio CANCIAN ( PPE – PdL)

15 – Carlo CASINI ( PPE – UDC)

16 – Sergio Gaetano COFFERATI ( S&D – PD)

17 – Giovanni COLLINO ( PPE – PdL)

18 – Lara COMI ( PPE – PdL)

19 – Paolo DE CASTRO ( S&D – PD)

20 – Luigi Ciriaco DE MITA ( PPE – UDC)

21 – Herbert DORFMANN ( PPE – SVP)

22 – Carlo FIDANZA ( PPE – PdL)

23 – Lorenzo FONTANA ( EFD – Lega Nord)

24 – Elisabetta GARDINI ( PPE – PdL)

25 – Roberto GUALTIERI ( S&D – PD)

26 – Salvatore IACOLINO ( PPE – PdL)

27 – Vincenzo IOVINE ( ALDE/ADLE – IdV)

28 – Giovanni LA VIA ( PPE – PdL)

29 – Clemente MASTELLA ( PPE – UDE)

30 – Barbara MATERA ( PPE – PdL)

31 – Mario MAURO ( PPE – PdL)

32 – Erminia MAZZONI ( PPE – PdL)

33 – Claudio MORGANTI ( EFD – Lega Nord)

34 – Alfredo PALLONE ( PPE – PdL)

35 – Pier Antonio PANZERI ( S&D – PD)

36 – Aldo PATRICIELLO ( PPE – PdL)

37 – Mario PIRILLO ( S&D – PD)

38 – Gianni PITTELLA ( S&D – PD)

39 – Vittorio PRODI ( S&D – PD)

40 – Fiorello PROVERA ( EFD – Lega Nord)

41 – Licia RONZULLI ( PPE – PdL)

42 – Oreste ROSSI ( EFD – Lega Nord)

43 – Potito SALATTO ( PPE – PdL)

44 – Matteo SALVINI ( EFD – Lega Nord)

45 – Amalia SARTORI ( PPE – PdL)

46 – David-Maria SASSOLI ( S&D – PD)

47 – Giancarlo SCOTTÀ ( EFD – Lega Nord)

48 – Marco SCURRIA ( PPE – PdL)

49 – Sergio Paolo Francesco SILVESTRIS ( PPE – PdL)

50 – Francesco Enrico SPERONI ( EFD – Lega Nord)

51 – Salvatore TATARELLA ( PPE – PdL)

52 – Iva ZANICCHI ( PPE – PdL)

giovedì 23 settembre 2010

Come riparare cellulari ed apparecchi elettronici vittime dei più comuni incidenti

Riparare col fai-da-te i telefoni cellulari e gli apparecchi elettronici vittime dei più comuni incidenti. La rubrica Green di Yahoo ha offerto ieri dei consigli che mi paiono interessanti.

Provare non costa nulla e non richiede una manualità sviluppata. Se la garanzia è scaduta, vale la pena di tentare invece di correre a comprare un nuovo apparecchio: del resto, riparare e riciclare è la prima regola dell’ecologia domestica.

L’infortunio più comune cui soccombono cellulari e simili è il contatto ravvicinato con l’acqua. Si bagnano per i più svariati motivi (pare molti li lascino cadere inavvertitamente nel water) e smettono di funzionare. Ma c’è rimedio.

Per far resuscitare un cellulare bagnato le cose da fare sono, nell’ordine:

- non accenderlo

- non tentare di asciugarlo con il phon (il soffio d’aria spingerebbe ulteriormente l’umidità verso l’interno)

- togliere la batteria, la scheda e tutto ciò che ci si sente di rimuovere e di rimettere successivamente al suo posto

- mettere le varie parti in un recipiente contenente un materiale in grado di assorbire l’umidità: riso secco, gel di silice o semplicemente la sabbia per la lettiera del gatto

Il trattamento dovrebbe asciugare completamente l’apparecchio e rimetterlo in grado di funzionare.

Altri consigli interessanti riguardano il modo in cui è possibile rimediare ai graffi che rovinano gli schermi a cristalli liquidi dei televisori o dei computer portatili.

Anzichè buttarli via, si può provare a ripulirli per bene e poi a strofinare delicatamente il graffio con una gomma pulita da matita o con petrolato, conosciuto anche comevaselina bianca.

Tentare queste riparazioni può far risparmiare soldi e rifiuti. Fatemi sapere se funziona!

sabato 18 settembre 2010

Tetto azzurro chiude a fine mese, quando i “tagli” colpiscono la tutela dei minori

Un sos alle istituzioni del Lazio per non far chiudere ‘Tetto Azzurro”, centro che si occupa da 11 anni a Roma dei diritti e la cura dei bambini. E’ quanto è stato lanciato da Telefono Azzurro durante una conferenza stampa tenutasi venerdì mattina, 17 settembre, all’Associazione stampa estera in Italia.

Il 30 settembre il centro polifunzionale di Roma in via Antonio Musa, attivo h24 per l’accoglienza e la gestione in emergenza di casi che coinvolgono bambini in situazioni di abuso sessuale, fisico e psicologico, cesserà il suo servizio a causa del nuovo bando della Provincia di Roma con cui sono state rivisitate le attività del centro, prevedendo solo quelle di affiancamento e supporto agli operatori territoriali e non facendo alcun riferimento all’Area legale o allo Spazio neutro, alla risposta h24 in emergenza o alla Pronta accoglienza.

“Non parteciperemo al nuovo bando. La chiusura di “Tetto azzurro” è un esempio delle difficoltà che ancora oggi caratterizzano il rapporto tra un non profit sempre più competente e qualificato e le diverse amministrazioni pubbliche – ha detto il presidente di Telefono azzurro Ernesto Caffo – da una parte il no profit deve essere sempre più all’altezza di gestire sfide complesse per rispondere meglio ai nuovi bisogni, dall’altra le istituzioni devono rendersi sempre più partecipi di percorsi comuni nell’interesse della collettività. Ho scritto più volte al presidente Zingaretti ma non ho mai avuto risposta”.

“Perdiamo un importante interlocutore sul territorio – ha detto il presidente del Tribunale per i minorenni di Roma Carmela Cavallo – a cui facevamo riferimento per le valutazioni sull’adeguatezza genitoriale e per l’ascolto di minori abusati. Ora andremo avanti a consulenze tecniche di ufficio. Ma chi le pagherà? Ovviamente lo Stato. Quindi se la chiusura era dovuta ad una logica di tagli per la crisi, è evidente che non si risparmierà nulla”.

“Quando chiude una struttura di questo tipo – ha detto la presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia Alessandra Mussolini – è un fallimento totale delle istituzioni in generale. Dovrebbero aumentare e non diminuire queste strutture che servono a far emergere il sommerso. Parliamo tanto di centri, di aiuto ma poi non si trovano i finanziamenti per farli partire”.

Napoli. Inizia la scuola, disabili rimandati a casa

NAPOLI — Il «ministro-buttafuori». Così i genitori dell’associazione Tutti a Scuola hanno apostrofato la titolare del dicastero dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, manifestando in forze, ieri, coi propri bambini costretti in carrozzine davanti al palazzo della Regione in via Santa Lucia. «La scuola non è uguale per tutti e per i disabili ancora meno», hanno spiegato i manifestanti all’assessore regionale Pasquale Sommese che, davanti alle telecamere, esprimendo solidarietà, ha promesso di accompagnarli a Roma quando andranno a restituire cartelle e quaderni dei figli al ministro. Brutta giornata, quella d’inizio dell’anno scolastico, per tanti tra i 22 mila alunni disabili campani (13.100 solo a Napoli).

La festa di benvenuto agli studenti in troppi circoli didattici si è trasformata in un incubo temuto da tempo dalle famiglie di ragazzini speciali. Per questi ultimi le lezioni senza personale di sostegno non possono cominciare. Dalla loro parte, i genitori hanno una sentenza della Corte Costituzionale e in 700 casi solo a Napoli, anche il Tar si è espresso ordinando l’assistenza in classe per altrettanti alunni con disabilità. Secondo Toni Nocchetti di Tutti a Scuola occorrono almeno 19.500 insegnati di sostegno contro gli attuali 10.597 in organico. Ed ecco cosa succede, ad esempio, al 35° circolo Scudillo in via Saverio Gatto ai Colli Aminei. A questa scuola ha bussato Davide, 8 anni, ha una grave disabilità per la quale il Tar, con sentenza, avrebbe garantito il diritto all’assistenza a tempo pieno. Al consueto incontro delle famiglie con le maestre delle primine, alla signora Marianna Volo, mamma di Davide, è stato detto e confermato dalla preside che «l’insegnante di sostegno non c’è e non ci sarà». Eppure si tratta di riconoscere un diritto e di ubbidire all’esecuzione di una sentenza. E ancora: racconta l’insegnante Adele Autiero che al 16° circolo Villanova a via Manzoni «non c’è chiarezza sul sostegno» e il suo bambino, un altro Davide, che ha il 100% di disabilità — ed è già «fuori dai centri di riabilitazione» chiusi per ridurre la spesa sanitaria — non può cominciare la prima elementare con altri 7 compagni disabili: per 8 richieste di sostegno alla scuola figurano sulla carta, in organico, 5 docenti utili ma di fatto se ne dispone di appena 3 ed un altro sarebbe «in arrivo», intanto si può solo aspettare. Anche in questo caso un Tar favorevole all’assistenza totale è carta straccia.

Invece gli insegnanti del Coordinamento precari napoletani ed i Cobas ieri si sono dati appuntamento in piazza del Gesù per una particolarissima giornata per la scuola, cominciata con lezioni in strada, banchi e sedie davanti al liceo Genovesi che pure ha protestato contro la riforma ritardando l’ingresso di mezz’ora. «Non vogliamo l’elemosina dei contratti e dei progetti extrascolastici regionali— spiega Francesco Amodio del Cobas — non vogliamo che si riducano gli orari delle scuole, né il superamento del tetto dei 25 alunni per classe o i 4 mila tagli agli organici di quest’anno. Vogliamo il ritiro della riforma». Sui fondi messi a disposizione per i progetti pomeridiani dalla Regionedice Amodio, «incontrando l’assessore all’Istruzione abbiamo appreso che con molta probabilità gli istituti che negli anni passati hanno partecipato ai progetti regionali non saranno pagati per problemi di rendicontazione. Se questo è vero, nessun dirigente scolastico con debiti pregressi aderirà ai nuovi bandi». Invece il capogruppo del Pd alla Provincia Giuseppe Capasso giudica insufficiente l’impegno della nuova amministrazione di centrodestra sull’edilizia scolastica (la metà degli edifici non è a norma ed il 30% abbisognerebbe di interventi urgenti): «Ci troviamo di fronte ad una riduzione degli stanziamenti di circa il 42% rispetto agli esercizi finanziari precedenti. Per non parlare poi della frammentazione delle deleghe (edilizia scolastica e politiche formative) che non può che nuocere. Di questo passo le condizioni strutturali e dei servizi offerti dagli istituti superiori saranno compromesse in maniera grave».

Adro, una madre ritira le figlie dalla scuola “leghista” per protesta

L’Ansa scrive che a pochi giorni dal primo giorno di scuola, ad Adro (Brescia), si registrano i primi due ritiri di studenti dalla scuola del «sole delle Alpi». Si tratta di due sorelle che frequentano la prima e la terza media. « Ho preso la decisione – spiega la madre – per protesta. Io le ho mandate a una scuola statale e mi sono ritrovata con dei simboli che riconducono a un partito. Non lo posso accettare». E prosegue:« Il mio sindaco mi può continuare a ripetere la storiellina del ’simbolo storicò, ma io non posso raccontarla alle mie figlie. Se mi dicono ‘perchè è uguale al simbolo che si vede sulla sede di un partito in centro al paese, cosa rispondo?».

Laura, questo il nome della donna secondo l’Ansa, per ora non ha ancora preso in considerazione forme d’istruzione alternative. « Spero – conferma – che i simboli vengano tolti altrimenti penserò qualcosa. Per ora le bambine rimangono a casa. Di sicuro la mia scelta non è facile». Nel frattempo si susseguono le prese di posizione politiche sulla vicenda. «Marchiando con il simbolo della Lega ogni elemento del plesso scolastico – ha affermato la deputata del Pdl Viviana Beccalossi -, certamente non si rende un servizio intellettualmente onesto alla collettività. Anzi, si crea confusione attorno ad una realtà che dovrebbe rappresentare per tutti la base dell’educazione, oggettiva, imparziale e libera dalle strumentalizzazioni. La scuola non deve essere strumentalizzata dalla politica, anzi, devono essere garantite libertà ed imparzialità nella formazione scolastica. Credo che il sindaco di Adro – ha proseguito Beccalossi - abbia perso una buona occasione per creare attorno ad un’iniziativa lodevole ed apprezzabile, soprattutto in tempi di difficoltà economica anche per le Istituzioni, largo consenso e plauso trasversale a tutte le formazioni politiche». Sabato prossimo ad Adro è previsto un presidio organizzato dalla segreteria provinciale del PD

martedì 14 settembre 2010

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La Gelmini: «E' un'iniziativa a cui sono favorevole come ministro, come credente e come cittadina». Il ministro dell'istruzione: «testo che ha determinato la nascita della civiltà in cui viviamo»



MILANO - Una proposta che farà discutere. «La lettura della Bibbia nelle scuole è un'iniziativa a cui sono favorevole come ministro, come credente e come cittadina italiana». Lo scrive il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini sul periodico cattolico «Famiglia Cristiana».



LA PROPOSTA - «La scuola - spiega la Gelmini - deve istruire i ragazzi ma deve anche formare dei cittadini responsabili e degli adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana». Per il ministro Gelmini, «è quindi importante che i nostri figli, nel bagaglio di conoscenze che la scuola deve garantire loro, possano incontrare fin da subito un testo che ha determinato la nascita della civiltà in cui viviamo e che parla ai cuori e alle coscienze di tutti». Del resto, ricorda, «l'Occidente è stato edificato sugli insegnamenti del cristianesimo ed è impossibile, senza comprendere questa presenza, studiare la sua storia, capire la filosofia, conoscerne l'arte e la cultura» nè si può «dialogare e confrontarsi in modo proficuo con le altre culture». «In una fase della storia che richiede il più ampio sforzo per sconfiggere l'odio, dobbiamo - conclude la Gelmini - fare in modo che i nostri giovani siano consapevoli della propria identità per potersi confrontare con le altre e crescere e vivere nel rispetto reciproco». La lettera del ministro Gelmini «benedice» il lancio della Bibbia pocket del gruppo editoriale San Paolo, allegata questa settimana a Famiglia Cristiana e distribuito da giovedì 16 settembre nelle librerie, nelle parrocchie, negli aeroporti, nelle stazioni, negli autogrill, nei supermercati e nelle grandi catene di elettronica. Obiettivo dell'iniziativa: diffondere un milione di copie del testo sacro in tutt'Italia.

sabato 11 settembre 2010

Gelmini sui precari promette: li assumerò tutti in 6-7 anni

Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, diventa buona e promette: tutti i precari verranno assunti in 6-7 anni. ”E’ difficile fare previsioni esatte -afferma la Gelmini – ma secondo stime del ministero nei prossimi anni ci saranno tanti prepensionamenti e dunque nell’arco di sei, sette anni, c’è la ragionevole certezza che gli attuali 220.000 precari potranno essere assorbiti dal sistema di istruzione”.

”Questo agevolerà la condizione dei nuovi insegnanti che si formeranno con il nuovo sistema”, aggiunge la Gelmini sottolineando che dal 2011 le nuove lauree partiranno in base a un sistema di programmazione del fabbisogno. “I precari nelle graduatorie a esaurimento – ricorda il ministro – sono 220.000, una cifra che può salire a 500-600 mila se si considerano anche i precari inseriti nella graduatorie dei singoli istituti. I posti vacanti sono circa 20.000 e dunque va da sé che non c’è spazio per tutte le 220 mila persone che chiedono lavoro”.

”E’ un problema di disoccupazione pesante – sottolinea la Gelmini – rispetto al quale il governo ha dato alcune risposte e cercherà di darne altre. E’ una piaga sociale che ereditiamo e rispetto alla quale, in un momento di crisi economica, è difficile, se non impossibile, dare una risposta risolutiva. Posso tuttavia garantire l’impegno del governo per valutare tutte le strade possibili per alleggerire la situazione dei precari, tenendo però sempre presente che il nostro primo compito è quello di evitare l’insorgere di nuovo precariato”.

Il ministro ha quindi informato che l’amministrazione quest’anno ha completato le operazioni relative ai trasferimenti (140.000 domande esaminate e 74.000 trasferimenti decisi), che tutte le immissioni in ruolo sono state fatte (10.000 nuove per gli insegnanti e 6.500 per gli Ata) e che sono stati previsti 3.500 docenti in piu’ per il sostegno (1.000 in piu’ sull’organico di fatto pro-tempore).

martedì 7 settembre 2010

Genova. Animali, la rivoluzione verde. Case e cure gratis

Stop all'accattonaggio con cuccioli di età inferiore a sei mesi, con multe fino a 500 euro e il sequestro dell'animale. Sì all'affido di animali abbandonati agli ospedali cittadini, per aiutare i pazienti, grandi e piccoli, e in più essere accuditi. Un veterinario gratis per le fasce sociali più disagiate. Vietato dare cibo ai picconi, in aree pubbliche e private. I circhi con animali, d'ora in poi, prima di attendarsi in città, dovranno avere autorizzazione igienico-sanitaria e veterinaria della Asl, a cura del Comune. Nasceranno sul territorio cittadino, casette prefabbricate per gatti, con brandine, ciotole e acqua fresca, che le comunità di "gattare" dovranno tenere pulite. Obbligatorio ovunque, per i cani, il guinzaglio. Sarà vietato commercializzare tartarughe non indigene di ogni specie. Stop anche alle lotterie in cui premio ci sono animali (dai pesci rossi ai pulcini) e sarà vietato abbandonare sul territorio qualsiasi specie, compresi i pesci rossi nelle vasche dei parchi pubblici.



Ecco le novità più importanti del nuovo "Regolamento per la tutela e il benessere degli animali in città" del Comune di Genova, così come lo stanno discutendo associazioni, tecnici, polizia municipale. Presentato dall'assessore al Verde, Pinuccia Montanari, sostituirà il precedente, e sarà approvato entro ottobre dal consiglio comunale. Le sanzioni saranno salate, fino a 500 euro. Non è, però, soltanto uno strumento restrittivo.



Oltre al pool di veterinari volontari che aiuteranno a curare gli amici pelosi di chi non può sostenere costi di uno specialista privato, ci sono l'istituzione di un numero verde per denunciare le violazioni e situazioni di emergenza e un nuovo sito web dedicato agli animali di Genova. Nascerà anche un comitato scientifico, composto da sette membri, tutti volontari, perché, come spiega l'assessore Montanari, "il regolamento sarà efficace se applicato completamente e se la situazione in città sarà costantemente monitorata, fondamentale è la parte che riguarda l'informazione, la formazione e la sensibilizzazione dei cittadini, e la tutela tout court degli animali e del rapporto tra loro e l'uomo". Un regolamento "partecipato", lo definisce Montanari, proprio perché il documento che ha realizzato è sottoposto alla lettura delle associazioni animaliste ma anche ai Municipi: il 30 settembre dovranno presentare le loro osservazioni a Montanari, "sono pronta a recepire tutto quello che sarà possibile", dice.



In ogni municipio nasceranno, individuate dai rispettivi territori, oasi per far correre liberi i cani. Mentre i gatti vedranno "materializzarsi" nuove casette prefabbricate, dopo poter stare al calduccio e rifocillarsi.



Se sarà vietato dare cibo ai piccioni, però Tursi istituirà delle aree speciali in cui sarà consentito e dove fornirà anche il becchime. Il principio di rispetto e tutela degli animali ispira tutto il regolamento: sarà vietato lasciare crostacei vivi sul ghiaccio, come talvolta si vede in ristoranti o banchi del pesce, e pure tenere legate le chele.Superprotezione, poi, per i più piccoli (e preziosissimi): grilli, cicale, libellule. E anche anfibi, rettili e pipistrelli. Lotta senza quartiere, ma impostata sulla prevenzione, contro topi e zanzare tigre.

lunedì 6 settembre 2010

"Troppi studenti per classe". Il Codacons denuncia la Gelmini

"Classi superaffollate" e il Codacons denuncia il ministro Gelmini. La notizia che quest'anno le classi italiane avrebbero avuto un maggior numero di alunni era stata anticipata qualche giorno fa da Repubblica.it.



Ma l'associazione dei consumatori guidata da Carlo Rienzi passa ai fatti. Denuncia il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e i direttori degli Usr (gli uffici scolastici regionali) a 104 procure per "interruzione e turbativa di pubblico servizio e violazione delle norme sulla sicurezza delle classi che superano i 25 alunni" e annuncia un megaricorso collettivo contro i tagli agli organici del personale che lasceranno a casa quasi 18 mila precari e che hanno fatto esplodere la protesta di questi giorni.



Il Codacons per supportare la denuncia tira in ballo una delle norme sull'affollamento delle classi più disattesa degli ultimi anni: quella antincendio (Dm 26 agosto 1992) che prevede un affollamento massimo per classe di 26 persone. In pratica, tra alunni e insegnanti, non bisogna superare le 26 unità: un docente e 25 allievi, due insegnanti e 24 alunni e via discorrendo. Ma si potrebbe ancora scendere: un'aula di 36 metri quadri può ospitare al massimo 18 ragazzi.



Le uniche norme che interessano i dirigenti periferici del ministero (degli Uffici scolastici provinciali e degli Uffici scolastici regionali) quando si predispone l'organico sono quelle emanate annualmente dal viale Trastevere, che aumentano anno per anno il numero di alunni per classe.In base alle ultime, in una classe di scuola superiore potrebbero entrare anche 30 studenti. Salvo poi verificare le altre normative in materia: quella antincendio appunto e quella igienico-sanitaria che nella fattispecie stabilisce una quadratura di 1,96 metri quadri a studente. Per non disattendere nessuna delle norme in questione bisognerebbe, volta per volta, prendere in considerazione gli indici più restrittivi. Ma, si sa, la teoria è una cosa mentre la pratica un'altra. E il responsabile resta il dirigente scolastico.



"Nelle classi in cui si inseriranno più di 25 alunni per sopperire alla mancanza di docenti 'tagliati' dalla Gelmini - afferma l'associazione di consumatori in una nota - si commette un grave reato: si mette a repentaglio la sicurezza dei ragazzi e si violano le norme di igiene pubblica sul limite minimo di spazio che un'aula deve avere". Il Codacons, per i casi di classi fuorilegge, chiede alle procure di avviare l'azione penale contro il ministro e i direttori regionali e di "sequestrare le classi illegali".



"E' dal 1971 che è previsto un limite massimo di alunni per ogni classe. Prevedere adesso - spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi - classi di 30 o 40 alunni è una vera e propria follia che fa correre inutili rischi a studenti e insegnanti". Rienzi precisa che "l'esposto è stato presentato oggi nelle 104 Procure e che ora sia i docenti precari danneggiati dai tagli che le famiglie i cui figli sono messi a rischio potranno costituirsi parte civile". E quando entrerà in vigore la class action "le famiglie potranno agire rappresentate dal Codacons per i danni subiti". Un'ulteriore motivo di sofferenza per la scuola che rischia di fare esplodere la protesta.



Un allarme , quello sulla sicurezza delle aule scolastiche, che a pochi giorni dall'avvio delle lezioni viene lanciato anche da Cittadinanzattiva, che dal 17 settembre "lancia una campagna di mobilitazione dei cittadini sul sovraffollamento delle aule". Il perché è presto detto. "Distacchi di intonaco, segni di fatiscenza, barriere architettoniche, oltre agli arredi in numero inadeguato rispetto a quello degli studenti e spesso rotti: la sicurezza delle aule scolastiche lascia molto a desiderare", denuncia Cittadinanzattiva, .



"Alle carenze che riscontriamo ormai da anni, - spiegano - si aggiunge ora il pericolo del sovraffollamento delle aule" perché "il decreto legge 112 del 25 giugno 2008 prevede, infatti, la formazione delle classi con un incremento dell'attuale numero di studenti per aula". Per questo Cittadinanzattiva, contestualmente ai dati sulla sicurezza delle scuole e sulla vivibilità della aule, lancerà una specifica campagna sul problema del sovraffollamento i cui dettagli saranno disponibili anche sul sito dell'associazione, www.cittadinanzattiva.it, a partire dal prossimo 17 settembre.

domenica 5 settembre 2010

Posillipo, bagni vietati per i liquami in mare

Liquami a mare, quarantatré “cabine” in muratura sotto sequestro, bagnanti rispediti a casa dagli agenti, interdizione assoluta alla balneazione. L’ennesimo scandaloinquinamento si consuma a Posillipo, a Villa Martinelli, giusto a ridosso di piazza San Luigi. Stavolta a decretare l’offlimits per la spiaggia di una delle residenze storiche della collina posillipina è stata la polizia ambientale diretta dal colonnello Aldo Carriola che ha accertato, su segnalazione dell’Arpac, una gravissima irregolarità: uno scarico abusivo che riversava direttamente in mare i liquidi fognari. In assoluto disprezzo delle più elementari norme igieniche ed esponendo i malcapitati frequentatori del lido privato a un elevatissimo rischio di infezioni (gastrointestinali e cutanee) causato dai colibatteri.



Il blitz è scattato giovedì, quando gli agenti guidati dai tenenti Chiara Mormile e Bruno Guidotti insieme al geometra Giulio Andreoli del servizio fognature del Comune, sono scesi per le rampe che conducono al complesso “Guarracino” comprendente l’edificio che sovrasta due piani di cabine di proprietà di alcuni condomini che, in estate, vengono affittate a famiglie napoletane. A queste strutture in cemento armato (pochi metri quadrati non idonei a civili abitazioni, ma dotati di angolo cottura e wc) sono stati apposti i sigilli. Per accertare la sussistenza del pericolo ambientale le forze dell’ordine hanno utilizzato, spiega il colonnello Carriola, la fluoresceina, un marcatore verde in polvere che, immesso negli scarichi, è poi fuoriuscito nello specchio di mare antistante. Improvvisamente diventato verde a conferma di un’acqua sicuramente inquinata. Il sospetto dell’abuso — riferito da un’abitante del parco stanca del nauseabondo odore proveniente dal mare — è diventato realtà, facendo scattare una denuncia nei confronti dei titolari, mentre i villeggianti sono stati costretti a fare i bagagli in gran fretta e a lasciare subito le cabine.



«Abbiamo spedito una relazione in Procura», aggiunge Carriola, «e adesso andremo avanti con i controlli per verificare gli impianti di smaltimento anche dei palazzi che insistono nella parte alta del comprensorio». Un tempo, alcuni decenni fa, Villa Martinelli era sede di un complesso architettonico adibito ad albergo, poi distrutto dalla cementificazione selvaggia degli anni ‘50 e ‘60. Liquami a mare, quarantatré “cabine” in muratura sotto sequestro, bagnanti rispediti a casa dagli agenti, interdizione assoluta alla balneazione. L’ennesimo scandaloinquinamento si consuma a Posillipo, a Villa Martinelli, giusto a ridosso di piazza San Luigi. Stavolta a decretare l’offlimits per la spiaggia di una delle residenze storiche della collina posillipina è stata la polizia ambientale diretta dal colonnello Aldo Carriola che ha accertato, su segnalazione dell’Arpac, una gravissima irregolarità: uno scarico abusivo che riversava direttamente in mare i liquidi fognari. In assoluto disprezzo delle più elementari norme igieniche ed esponendo i malcapitati frequentatori del lido privato a un elevatissimo rischio di infezioni (gastrointestinali e cutanee) causato dai colibatteri. Il blitz è scattato giovedì, quando gli agenti guidati dai tenenti Chiara Mormile e Bruno Guidotti insieme al geometra Giulio Andreoli del servizio fognature del Comune, sono scesi per le rampe che conducono al complesso “Guarracino” comprendente l’edificio che sovrasta due piani di cabine di proprietà di alcuni condomini che, in estate, vengono affittate a famiglie napoletane. A queste strutture in cemento armato (pochi metri quadrati non idonei a civili abitazioni, ma dotati di angolo cottura e wc) sono stati apposti i sigilli. Per accertare la sussistenza del pericolo ambientale le forze dell’ordine hanno utilizzato, spiega il colonnello Carriola, la fluoresceina, un marcatore verde in polvere che, immesso negli scarichi, è poi fuoriuscito nello specchio di mare antistante. Improvvisamente diventato verde a conferma di un’acqua sicuramente inquinata. Il sospetto dell’abuso — riferito da un’abitante del parco stanca del nauseabondo odore proveniente dal mare — è diventato realtà, facendo scattare una denuncia nei confronti dei titolari, mentre i villeggianti sono stati costretti a fare i bagagli in gran fretta e a lasciare subito le cabine. «Abbiamo spedito una relazione in Procura», aggiunge Carriola, «e adesso andremo avanti con i controlli per verificare gli impianti di smaltimento anche dei palazzi che insistono nella parte alta del comprensorio». Un tempo, alcuni decenni fa, Villa Martinelli era sede di un complesso architettonico adibito ad albergo, poi distrutto dalla cementificazione selvaggia degli anni ‘50 e ‘60.

venerdì 3 settembre 2010

Messina, il personale è obiettore, donna abortisce feto in water dell’ospedale

Un altro caso di malasanità incombe su Messina. Dopo la lite tra due medici avvenuta all’interno della sala parto del Policlinico della città siciliana, adesso una nuova orribile storia viene alla luce.Ma questa volta non sono i medici stessi ad aver causato il problema, proprio perché i medici non erano presenti.La vicenda risale all’otto giugno scorso quando una 37enne, dopo un’ecografia, programma un aborto terapeutico per gravi malformazioni del feto. Pochi giorni dopo, quindi, la donna ritorna in ospedale per il ricovero e la stessa notte, tra l’11 e il 12, iniziano le contrazioni.



In preda al dolore, la donne chiede assistenza al personale medico e paramedico ma non riceve nessun aiuto. Al contrario un infermiere l’ha avvisata che i medici di guardia non potevano intervenire in quanto “obiettori di coscienza” e quindi contrari all’aborto.La donna, quindi, avrebbe dovuto aspettare l’arrivo del medico del turno successivo, che sarebbe giunto solo in mattinata. Ma le contrazioni ormai erano troppo forti e nel bagno dell’ospedale, con l’aiuto della madre, ha partorito il feto nel water.Il giorno seguente, tornata a casa, ha presentato denuncia in Procura. La sua ricostruzione ha dell’incredibile: “Dopo circa dieci minuti dalla somministrazione delle Spasmex, intorno alle ore 1:00-1:15, mentre mi trovavo in bagno, accudita da mia madre, ho partorito il bambino nel water. Solo mia madre ha visto la placenta con dentro verosimilmente il bambino, io, al contrario, scioccata per quanto accaduto non ho compreso più nulla e mi sono distesa sul letto in lacrime ed inorridita per l’incubo che stavo vivendo. Dopo poco è finalmente intervenuto il personale infermieristico che, dopo un attimo di perplessità ed incredulità, ha provveduto a recuperare il corpo del bambino poco prima da me espulso involontariamente nel gabinetto”.Dopo due mesi è arrivato il verdetto: il sostituto procuratore Liliana Todaro ha emesso sette avvisi di garanzia per medici e infermieri di turno quella notte che, in un modo o in un altro, hanno partecipa

Milano, aggredito e insultato perché di colore

Insultato e picchiato per il colore della sua pelle. Niurka, 40 anni, la mamma del 12enne aggredito ad Abbiategrasso, nell’hinterland di Milano, non ha dubbi e stamane ha sporto querela ai carabinieri, perche’ chi ha fatto male a suo figlio non la passi liscia.

“Negro di m.” o “sporco negro”, le parole urlate dai tre aggressori, tutti sui 13 anni e studenti della stessa scuola media della vittima, contro suo figlio.”In due lo tenevano – racconta la donna, attualmente all’ospedale di Magenta in attesa della lastra- e uno lo picchiava”.

Insulti che secondo la donna non sono i primi subiti dal giovane studente: “A scuola lo hanno piu’ volte offeso per il colore della sua pelle”. Il 12enne ora ha un occhio nero e ha riportato la frattura del setto nasale, conclude la madre.