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sabato 18 settembre 2010

Napoli. Inizia la scuola, disabili rimandati a casa

NAPOLI — Il «ministro-buttafuori». Così i genitori dell’associazione Tutti a Scuola hanno apostrofato la titolare del dicastero dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, manifestando in forze, ieri, coi propri bambini costretti in carrozzine davanti al palazzo della Regione in via Santa Lucia. «La scuola non è uguale per tutti e per i disabili ancora meno», hanno spiegato i manifestanti all’assessore regionale Pasquale Sommese che, davanti alle telecamere, esprimendo solidarietà, ha promesso di accompagnarli a Roma quando andranno a restituire cartelle e quaderni dei figli al ministro. Brutta giornata, quella d’inizio dell’anno scolastico, per tanti tra i 22 mila alunni disabili campani (13.100 solo a Napoli).

La festa di benvenuto agli studenti in troppi circoli didattici si è trasformata in un incubo temuto da tempo dalle famiglie di ragazzini speciali. Per questi ultimi le lezioni senza personale di sostegno non possono cominciare. Dalla loro parte, i genitori hanno una sentenza della Corte Costituzionale e in 700 casi solo a Napoli, anche il Tar si è espresso ordinando l’assistenza in classe per altrettanti alunni con disabilità. Secondo Toni Nocchetti di Tutti a Scuola occorrono almeno 19.500 insegnati di sostegno contro gli attuali 10.597 in organico. Ed ecco cosa succede, ad esempio, al 35° circolo Scudillo in via Saverio Gatto ai Colli Aminei. A questa scuola ha bussato Davide, 8 anni, ha una grave disabilità per la quale il Tar, con sentenza, avrebbe garantito il diritto all’assistenza a tempo pieno. Al consueto incontro delle famiglie con le maestre delle primine, alla signora Marianna Volo, mamma di Davide, è stato detto e confermato dalla preside che «l’insegnante di sostegno non c’è e non ci sarà». Eppure si tratta di riconoscere un diritto e di ubbidire all’esecuzione di una sentenza. E ancora: racconta l’insegnante Adele Autiero che al 16° circolo Villanova a via Manzoni «non c’è chiarezza sul sostegno» e il suo bambino, un altro Davide, che ha il 100% di disabilità — ed è già «fuori dai centri di riabilitazione» chiusi per ridurre la spesa sanitaria — non può cominciare la prima elementare con altri 7 compagni disabili: per 8 richieste di sostegno alla scuola figurano sulla carta, in organico, 5 docenti utili ma di fatto se ne dispone di appena 3 ed un altro sarebbe «in arrivo», intanto si può solo aspettare. Anche in questo caso un Tar favorevole all’assistenza totale è carta straccia.

Invece gli insegnanti del Coordinamento precari napoletani ed i Cobas ieri si sono dati appuntamento in piazza del Gesù per una particolarissima giornata per la scuola, cominciata con lezioni in strada, banchi e sedie davanti al liceo Genovesi che pure ha protestato contro la riforma ritardando l’ingresso di mezz’ora. «Non vogliamo l’elemosina dei contratti e dei progetti extrascolastici regionali— spiega Francesco Amodio del Cobas — non vogliamo che si riducano gli orari delle scuole, né il superamento del tetto dei 25 alunni per classe o i 4 mila tagli agli organici di quest’anno. Vogliamo il ritiro della riforma». Sui fondi messi a disposizione per i progetti pomeridiani dalla Regionedice Amodio, «incontrando l’assessore all’Istruzione abbiamo appreso che con molta probabilità gli istituti che negli anni passati hanno partecipato ai progetti regionali non saranno pagati per problemi di rendicontazione. Se questo è vero, nessun dirigente scolastico con debiti pregressi aderirà ai nuovi bandi». Invece il capogruppo del Pd alla Provincia Giuseppe Capasso giudica insufficiente l’impegno della nuova amministrazione di centrodestra sull’edilizia scolastica (la metà degli edifici non è a norma ed il 30% abbisognerebbe di interventi urgenti): «Ci troviamo di fronte ad una riduzione degli stanziamenti di circa il 42% rispetto agli esercizi finanziari precedenti. Per non parlare poi della frammentazione delle deleghe (edilizia scolastica e politiche formative) che non può che nuocere. Di questo passo le condizioni strutturali e dei servizi offerti dagli istituti superiori saranno compromesse in maniera grave».

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