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giovedì 19 agosto 2010

“lo Stato Libero” dei Litfiba e la fatwa del Pdl

Dice che è proibito… che è proibito anche pensare…

Alcuni mesi fa il gruppo fiorentino dei Litfiba decide una inaspettata reunion.Quattro concerti di prova, poi il lancio del Tour estivo. Unica tappa in Sicilia a Campofelice di Roccella, nel palermitano, lo scorso 13 agosto. Sarà il gran caldo siculo, sarà la poca conoscenza musicale, sarà un pizzico di idolatria nei confronti dei propri “Capi dei Capi” ma all’assessore alla cultura e alle politiche giovanili della Provincia di Palermo Eusebio Dalì del Pdl Sicilia lo “Stato Libero di Litfiba” non è proprio andato giù.

“I Litfiba hanno offeso l’intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti,che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici – ha dichiarato Dalì - Parafrasando una loro canzone, li invito a non alimentare quell’ignoranza che uccide più della fame”.A scatenare la rabbia del giovane Dalì non una nota stonata o un pezzo “fuori tempo” ma alcune frasi di Pelù durante il concerto: “Questo è il concerto per quelli a cui Dell’Utri ha rotto il c…” - “Gelli è morto.Partecipano al suo dolore la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell’Utri, e naturalmente papi-Silvio Berlusconi. La P2 è morta. Viva la P3″. Magari l’assessore si sarà trovato al concerto per caso, ma le cronache che narrano la trentennale carriera dei Litfiba sono piene di prese di posizioni contro la politica e il malaffare. Memorabili, e rimasti impressi in quello che viene considerato uno dei live più belli della storia della musica italiana, gli attacchi a Spadolini e Carlo Donat – Cattin in “Aprite i vostri occhi”.

La musica, come l’arte vive di libertà d’espressione, ma proprio nel “popolo della libertà” questo concetto non riesce ad essere chiaro tanto che l’offeso Dalì (…sogno proibito di qualcuno è castigare…) getta una vera e propria “fatwa” sul gruppo fiorentino: “Invito l’incolpevole sindaco di Campofelice, Vasta, e tutti i primi cittadini della Sicilia a non ospitare più artisti che hanno come unico scopo il pontificare, predicare e fare lotta politica, servendosi di quella potentissima arma che èla musica e la sua capacità di penetrare le giovani sensibilità, di formarle odi plagiarle a seconda dei casi”. Mentre invita i Litfiba “a chiedere scusa alla Sicilia, ai siciliani che sono per la stragrande maggioranza persone oneste e libere, a fare solo e semplicemente musica, lasciando stare la volgare propaganda, che tocca temi e concetti che di fatto disconoscono”.

Ora che qualcuno “disconosca” la condanna di Dell’Utri per associazione mafiosa è tesi piuttosto ardua anche nell’ Italia minzoliniana, ma la Sicilia onesta, che il Dalì invoca, esce allo scoperto ma in posizione esattamente contraria all’esponente del Pdl Sicilia (al quale sembra non gliene vada bene una). Mario Azzolini, sindaco di San Mauro Castelverde, propone la cittadinanza onoraria delle Madonie ai Litfiba. L’idea è già piaciuta a Magda Gulotta, sindaco di Pollina dove potrebbe svolgersi tra qualche settimana un dibattito con la band. “Ho già contattato altri sindaci della zona – fa sapere Azzolini - l’intenzione nostra e’ organizzare un incontro con Pelù e Renzulli e coinvolgere i giovani siciliani che secondo Dali’ sarebbero stati offesi dalle dichiarazioni dei due artisti”.Ma la polemica non si placa e mentre Costanza Castello, giovane coordinatrice dei club del Pdl-Sicilia (sponsorizzati dallo stesso Dell’Utri) chiede che venga rimborsato il biglietto del concerto di Campofelice su Facebook, Enrico Rossi (Pd), presidente della Regione Toscana, da forma alla sua incredulità: ”E’ incredibile che la vicenda del concerto dei Litfiba abbia scatenato tali e tante reazioni. Siamo arrivati fino all’ostracismo contro Piero Pelù con tanto di appello ai sindaci affinché impediscano altri concerti in Sicilia. Piero Pelù durante il concerto ha ricordato che Dell’Utri è stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa – scrive Rossi – e che ha una stretta amicizia con il Presidente del Consiglio. Queste non sono opinioni: sono fatti. Un tempo ci battevamo perché ognuno potesse esprimere la propria opinione adesso bisogna battersi perché sia rispettata la libertà di ricordare la verità ”.

In questo bailamme di dichiarazioni i Litfiba tacciono. Quello che avevan da dire l’han detto sul palco tra note e parole. Dimostrando che la potenza della musica e della libertà dell’arte se ben amalgamate riescono in un doppio scopo: far saltare i fans e anche i nervi di una politica che teme la verità come il peggiore dei mali.

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