Il licenziamento di tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat (due dei quali delegati della Fiom), deciso dall'azienda il 13 e 14 luglio scorso, ha avuto carattere di ''antisindacalita''' ed e' quindi stato annullato dal giudice del lavoro, che ha ordinato l'immediato reintegro dei tre nel loro posto. Lo si e' appreso stamani. La notizia e' stata confermata dal segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, secondo il quale ''la sentenza indica che ci fu da parte della Fiat la volonta' di reprimere le lotte a Pomigliano d'Arco e a Melfi e di 'dare una lezione' alla Fiom''. «Felicità per essere usciti da un inferno durato 32 giorni» e «gratitudine per quanto è stato fatto dalla Fiom-Cgil», commentano Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati della Fiom) e Marco Pignatelli. La Fiat si trincera dietro il no comment. Interpellato dalle agenzie sulla decisione del giudice del lavoro, il Lingotto ha affermato solo di attendere la notifica del provvedimento.
I tre operai furono licenziati perché, durante un corteo interno, secondo l'azienda bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale ad operai che invece lavoravano regolarmente. In seguito prima alla sospensione, l'8 luglio scorso, e poi al licenziamento dei tre operai vi furono a Melfi scioperi e proteste. I tre operai licenziati - uno dei quali si è sposato cinque giorni fa - occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, un antico monumento situato nel centro storico di Melfi: vi fu anche una manifestazione promossa dalla Fiom-Cgil.
Secondo De Nicola, ''la sentenza dimostra che le lotte democratiche dei lavoratori non hanno nulla in comune con il sabotaggio. Il teorema 'lotte uguale eversione o sabotaggio' e' stato di nuovo smontato e ci aspettiamo le scuse di quanti vi hanno fatto riferimento, a cominciare da personalita' istituzionali o rappresentanti degli imprenditori. Speriamo - ha concluso il dirigente lucano della Fiom - che la Fiat torni al tavolo per discutere dei temi che stanno a cuore ai lavoratori, a cominciare dai diritti e dai carichi di lavoro''.
E se per il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere «la sentenza dimostra che la Fiat può anche sbagliare. Noi siamo sempre a disposizione per riaprire un confronto che possa mettere in campo relazioni sindacali più leali e corrette», per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti la sentenza ma «l'episodio non c'entra nelle relazioni industriale tra Fiat e sindacati».
Nessun commento:
Posta un commento