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mercoledì 4 agosto 2010

Povero Mare nostrum

ntinaia di scienziati hanno elaborato il primo studio globale sullo stato degli oceani di tutto il mondo, e hanno emesso un verdetto allarmante: il Mediterraneo è il mare più a rischio del pianeta.

Manuel Ansede
La lista degli ultimatum non finisce mai. La distruzione dell'habitat, la pesca incontrollata, la contaminazione, il riscaldamento globale e l'immissione massiccia di fertilizzanti agricoli e acque residue stanno flagellando le 17mila specie che vivono nel Mediterraneo. "Probabilmente le minacce sono destinate a crescere, in particolar modo quelle associate al cambiamento climatico e al degrado dell'habitat", sostiene Marta Coll, ricercatrice del Csic all'istituto di Scienze del Mare (Icm) di Barcellona e coordinatrice dello studio.

I pericoli non finiscono qui. Secondo il nuovo studio, compreso nel progetto internazionale per elaborare un Censimento della vita marina, un esercito di oltre seicento specie aliene ha invaso il mediterraneo. Più della metà proviene dal Mar Rosso attraverso il canale di Suez. Tra le altre, il 22 per cento sono arrivate con le navi transoceaniche, mentre una su dieci viene dagli scarichi agricoli.

L'effetto domino che gli invasori possono innescare nel Mediterraneo è difficilmente calcolabile. Gli autori dello studio, pubblicato dalla rivista PLoS ONE, ricordano il caso della medusa Mnemiopsis leidyi, arrivata nelle acque europee a bordo delle navi provenienti dal nordest dell'Atlantico e diffusa da Israele alla Spagna. Negli anni ottanta la stessa medusa causò una strage nel Mar Nero, provocando il collasso della popolazione di acciughe e gravi perdite economiche.

Molte delle specie che hanno invaso il Mediterraneo provengono da acque tropicali e sono favorite dal riscaldamento dei mari. Negli anni ottanta la temperatura della superficie marina nella costa mediterranea oscillava tra i 16,25 gradi a ovest e i 22,75 a est. Secondo Bhavani Narayanaswamy, portavoce per l'Europa del progetto Census of marine life, intorno al 2050 la temperatura supererà in alcune aree i 24 gradi. "Fra le specie più minacciate Mediterrano ci sono i coralli di acqua fredda e profonda. Sono incapaci di sfuggire al riscaldamento delle acque e la loro popolazione sta diminuento" denuncia Narayanaswamy, che teme un'"estinzione locale".

"Prima d'ora non era mai stato studiato un numero così elevato di specie in uno spazio tanto vasto. Questo lavoro dovrebbe dare una scossa ai politici", spera Daniel Oro, un altro degli autori della ricerca e biologo all'Istituto mediterrano di studi avanzati delle isole Baleari. La cosa che più si avvicina a un'operazione di salvataggio del Mediterraneo è l'Iniziativa Horizon 2020, lanciata quattro anni fa dalla Commissione europea. L'obiettivo è ambizioso: ridurre in maniera drastica la contaminazione. Lo stesso governo comunitario fornisce le cifre necessarie a comprendere l'enormità della sfida. Più di 140 milioni di persone vivono sulle coste del Mediterraneo, e altri 175 milioni le visitano ogni anno. Nel 2025 metà del litorale mediterraneo sarà urbanizzato e cementificato. Secondo la Commissione l'ottanta per cento delle minacce agli organismi marini proviene dalla terraferma. Più della metà dei nuclei urbani con oltre 100mila abitanti manca di impianti per il trattamento delle acque residuali, il sessanta per cento delle quali viene scaricato direttamente in mare.

Narayanaswamy resta scettica. "Non sono sicura che ridurre gli scarichi dell'industria, dell'agricoltura e dei centri urbani possa riportare l'ecosistema mediterraneo a come era prima". Secondo un altro degli autori, Josep María Gasol dell'Icm di Barcellona, "la cosa più sorprendente è che abbiamo dimostrato di non sapere nulla". I nuovi dati del Censimento della vita marina parlano di 17mila specie presenti nel bacino del Mediterraneo, quasi il doppio rispetto alle ultime stime. E senza dubbio non conosciamo ancora almeno il 75 per cento delle specie che vivono nelle profondità del Mediterraneo, che potrebbero estinguersi senza che nessuno se ne accorga. (traduzione di Andrea Sparacino)

Petrolio Una moratoria mediterranea
La ministra italiana dell'ambiente ha rivolto un appello ai 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo chiedendo una moratoria sulle esplorazioni petrolifere più rischiose (come i giacimenti a grande profondità e alta pressione). Dopo la catastrofe della piattaforma Bp nel Golfo del Messico, la moratoria darebbe "tempo all'Europa di definire una strategia nuova e specifica, calibrata sul Mediterraneo", riferisce Il Sole 24 Ore. La proposta italiana è meno restrittiva di quella lanciata all'inizio di luglio dal commissario europeo all'energia Günther Oettinger, aggiunge il quotidiano economico, secondo cui la misura è rivolta soprattutto alle esplorazioni di Bp al largo delle coste libiche.

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