_

                                             

martedì 27 luglio 2010

Cemento e non solo. Brancaleone, niente protezione sulle spiagge delle tartarughe

Lo scandalo calabrese è sempre lì: nessuna efficace misura di protezione sulle spiagge della zona di Brancaleone, in cui nidificano le tartarughe di mare.


Ci torno su perchè Legambiente ha appena assegnato la “bandiera nera” al Comune di Brancaleone per la cementificazione di un tratto del litorale prediletto dalle tartarughe. Peraltro nel 2007, quando la lottizzazione aveva appena ricevuto il vialibera, la stessa Legambiente aveva proclamato “Amico del mare” l’assessore comunale all’Ambiente di Brancaleone.

Ma secondo me il cemento è uno scandalo all’interno di uno scandalo ancor più grave e di cui si parla ancor merno: le tartarughe intenzionate a deporre le uova sulle spiagge di Brancaleone e dintorni devono pedalare decisamente in salita. Avveniva nel 2007 (io c’ero, ho visto con i miei occhi e ne ho scritto) ed avviene anche ora: ho appena telefonato.

La Costa dei Gelsomini attorno a Brancaleone (Reggio Calabria) è l’unico luogo dell’Italia continentale in cui le tartarughe di mare Caretta caretta si riproducono con regolarità. La specie è in pericolo; i luoghi di nidificazione nel Mediterraneo sono ormai molto ridotti a causa del disturbo rappresentato dal turismo.

Di cosa avrebbero bisogno le tartarughe per trovarsi bene? Poche attenzioni, oltretutto perfettamente compatibili con la presenza diurna di bagnanti ed ombrelloni. Sia la deposizione delle uova sia la schiusa infatti avvengono di notte.

Basterebbe vietare l’accesso in spiaggia a Suv e altri mezzi meccanici, che riducono le uova in frittata. Basterebbe schermare l’illuminazione notturna, che induce le tartarughine neonate a dirigersi verso l’entroterra anzichè verso il mare.

Invece a Brancaleone viene effettuata la cosiddetta pulizia meccanica della spiaggia. Nel senso che, a stagione di nidificazione iniziata, i bulldozer la spianano affinchè i bagnanti la trovino liscia e pulita.

Niente e nessuno impedisce ai Suv di accedere al litorale. L’illuminazione pubblica non è schermata.

Accadeva nel 2007, quando ne ho scritto per la prima volta, e accade tuttora. Ho appena telefonato a Salvatore Urso, un ricercatore dell’Università della Calabria che a Brancaleone si occupa del monitoraggio dei nidi. “Tutto è rimasto uguale, i problemi sono gli stessi“. Ha soltanto citato i quad oltre ai Suv.

E la pulizia meccanica della spiaggia? “La fanno sempre, anche se quest’anno, credo per motivi puramente economici, è stata meno impattante”.

Sia chiaro: Brancaleone merita appieno la bandiera nera che quest’anno Legambiente le ha assegnato per la colata di cemento sulla spiaggia della frazione Galati, luogo prediletto dalle tartarughe.

Sto solo dicendo che meritava la bandiera nera anche nel 2007 (l’anno in cui invece l’assessore “Amico del Mare” fu premiato), dato che la lottizzazione di Galati aveva ricevuto il semaforo verde appena prima.

Soprattutto, sto dicendo che per proteggere le tartarughe e i loro nidi sulla spiaggia di Brancaleone basterebbe davvero poco. Eppure, incredibilmente, nessuno lo vuol fare.

Nessun commento:

Posta un commento