PADOVA (7 luglio) - Far nascere da genitori portatori di gravi malattie genetiche un figlio sano, nel pieno rispetto della legge 40: a riuscirci, per primi in Italia, sono stati i medici del Centro unico di procreazione assistita dell'ospedale di Padova. Attraverso la diagnosi pre-concepimento sull'ovocita è venuto alla luce da alcune settimane un bimbo in perfetto stato di salute, figlio di una donna trevigiana colpita dalla sindrome di Smith Lemli Opitz.
La tecnica messa a punto dall'equipe sanitaria padovana consente di selezionare non gli embrioni ma gli ovociti prima della fecondazione. «Esaminiamo il primo globulo polare, cioè metà dell'ovocita, che contiene il 50% del corredo cromosomico della cellula - spiega il professor Carlo Foresta, responsabile del Centro - se vi troviamo un'alterazione, utilizziamo per l'inseminazione artificiale la metà sana dell'ovocita». Foresta sottolinea che «i globuli polari sono materiale extra embrionale, non hanno nessun ruolo nello sviluppo del feto e la loro rimozione non interferisce con la fertilizzazione».
Il Centro padovano ha già esaminato 88 coppie, provenienti da tutta Italia e portatrici sane di 33 malattie genetiche, come la B-talassemia, la fibrosi cistica e l'emofilia. La diagnosi pre-concepimento, viene precisato, può essere applicata a coppie con alterazioni causate da un solo gene o con anomalie cromosomiche materne, ma non è in grado di individuare eventuali patologie trasmesse dal futuro padre. Per scoprirle è necessaria l'indagine pre-impianto sull'embrione, procedura per la quale l'ospedale di Padova sta aspettando l'autorizzazione dalla Regione.
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