_

                                             

sabato 24 luglio 2010

<A HREF="http%3A%2F%2Ffl01.ct2.comclick.com%2Fclic_js_src.ct2%3Fid_regie%3D11%26num_editeur%3D20%26num_site%3D1%26num_emplacement%3D1%26strat%3D

Bernardo Provenzano, arrestato l’11 aprile 2006 dalla polizia, poteva finire in manette due anni prima se un sottufficiale dei carabinieri, che era sulle sue tracce, non fosse stato trasferito. L’ha detto lo stesso maresciallo a Radio Uno, affermando di aver presentato sulla vicenda una formale denuncia alla procura.

Il maresciallo aveva avuto una soffiata da un confidente (nome in codice ”Ippo”), poi diventato collaboratore di giustizia, il quale nell’ottobre 2004 aveva disegnato gli assetti delle cosche, parlando del boss Gianni Nicchi, arrestato nel 2009 a Palermo.

”Il confidente – dice il sottufficiale – mi parlo’ di Nicchi come di un boss emergente in grado di avere contatti anche con Provenzano”. Il maresciallo informo’ attraverso una relazione i suoi superiori e ”dopo – dice ai microfoni della Rai – sono stato trasferito”

Nessun commento:

Posta un commento