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martedì 20 luglio 2010

Sud, 1 su 5 non può pagare il medico Napolitano: "Nuove politiche"

Una famiglia meridionale su cinque non ha i soldi per andare dal medico e una su cinque non si può permettere di pagare il riscaldamento. È quanto rivela il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2010, che riporta una marea di dati molto allarmanti. Alla presentazione del rapporto è giunto un telegramma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che chiede interventi e nuove politiche per il Mezzogiorno.

Serve una «profonda modifica» delle politiche di sviluppo per il sud perchè il Mezzogiorno può contribuire alla ripresa dell’economia italiana. È quanto ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel telegramma. «I risultati complessivamente insufficienti delle politiche seguite in passato e la presenza di significative inefficienze - afferma Napolitano - rendono necessario un ripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo».

Secondo la Svimez, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, un dato quasi tre volte superiore rispetto al resto del paese (5,5%). Nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, addirittura nel 54% dei casi in Sicilia. Nel 2008 nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette.

Otto famiglie su 100 hanno rinunciato ad alimentari necessari, il 21% non ha avuto soldi per il riscaldamento (27,5% in Sicilia) e il 20% per andare dal medico (in Sicilia e Campania circa il 25%). Quasi un meridionale su tre è a rischio povertà a causa di un reddito troppo basso, contro 1 su 10 al Centro-Nord. In valori assoluti, al Sud, si tratta di 6 milioni 838mila persone, fra cui 889mila lavoratori dipendenti e 760mila pensionati.

Non basta. Sempre secondo Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno sben il 44% delle famiglie meridionali, nel 2007 quasi una famiglia su due, non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro (26% al Centro-Nord). Oltre al fatto che il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, hanno inoltre a carico tre o più familiari il 12% delle famiglie meridionali, un dato quattro volte superiore al Centro-Nord (3,7%), che arriva al 16,5% in Campania.

Ma il rischio povertà, secondo la Svimez, resta anche con due stipendi. Nel 2008, è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord. La crisi del 2008-2009 si è abbattuta come una scure sull’occupazione nel meridione: nel corso del biennio, infatti, l’industria del Mezzogiorno ha perso più di 100mila occupati (-12%). Per il direttore della Svimez, Riccardo Padovani, la riduzione della manodopera industriale nel Mezzogiorno «sta assumendo dimensioni mai sperimentate»: nel corso del 2009, ha sottolineato Padovani, si sono persi 61mila posti di lavoro dell’industria in senso stretto (-7% a fronte del -3,7% nel centro-nord).

Infine, tra il 1990 e il 2009 circa 2 milioni 385mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. La vera America, per i meridionali, resta il Centro-Nord, dove si dirigono 9 emigranti su 10. Solo 1 su dieci si trasferisce all’estero: in valori assoluti, dal 1996 al 2007, parliamo di 242mila persone, di cui oltre 13mila laureati. In testa alle preferenze la Germania, che attrae oltre un terzo degli emigranti verso l’estero, per il 20% laureati; seguono Svizzera e Regno Unito. Nel solo 2009 114 mila persone si sono trasferite dal Sud al Nord, 8 mila in meno rispetto al 2008. In crescita invece i trasferimenti in direzione opposta, da Nord a Sud, arrivati nel 2009 a 55 mila unità (erano 50 mila l’anno precedente).

I migranti sono soprattutto uomini, anche se il Lazio è una regione che attrae più donne. Riguardo al titolo di studio, i laureati sono il 17,5%, e la regione che ne attrae di più è sempre il Lazio (25%). L’emigrante tipo ha 31 anni in media. I più giovani, under 30, si dirigono in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, mentre l’età media di chi si trasferisce nel Lazio è di 33,8 anni. La crisi ha colpito duro i pendolari, generalmente giovani, laureati e precari. Nel 2009 sono stati 147 mila, in calo del 14,8% rispetto al 2008, pari a 26mila unità. Oltre 60 mila sono campani, 36.500 i pugliesi, 35 mila i siciliani. A seguire, abruzzesi (19 mila), calabresi (16.800), lucani (14 mila) e molisani (8.300).

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