Un’enorme chiazza marrone. Una lunga scia di rifiuti e scarti organici galleggiano in uno specchio d’acqua da sogno: quello tra Miseno e Procida.
C’è un po’ di tutto nella grande macchia che deturpa una fotografia in stile fiordo. A ridosso della montagna su cui poggia il faro dell’ultimo comune dell’area flegrea, ci sono antri spettacolari, grotte naturali scavate nella roccia. E anche rifiuti galleggianti, uniti alla schiuma bianca oramai parte integrante di un’ampia area di acque campane. Alle 8,15 l’acqua è immacolata, o quasi. Due ore dopo, lo spettacolo che si presenta è quasi simile a quello dei Regi Lagni. La lunga scia arriva proprio dalla tratta maggiormente percorsa da traghetti, aliscafi e natanti. Difficile capire chi sversi in mare, ma un dato è pressoché certo: si tratta di inquinamento doloso delle acque. “Mica è la prima volta, spesso ci troviamo di fronte a queste scene” è un signore distinto, sui 60 anni, a raccontare quello che succede nel Golfo di Napoli tra Miseno e Procida. Tutto documentato nelle immagini. “I natanti che attraversano lo specchio d’acqua tra il faro e l’isola di Artuto sversano in acqua senza che nessuno li fermi”. Difficile dire se siano traghetti, aliscafi, o imbarcazioni private. Il risultato finale è quello che si vede e ciò che resta alla fine di un qualsiasi week end: una lunga chiazza marrone dove è facile scorgere sostanze organiche e ogni genere di rifiuto. Tutto concentrato in un’area di circa 3 km. Un odore acre investe l’area che si affaccia a picco sul mare. Viene proprio dall’acqua marrone mista a schiuma bianca. Accade ogni settimana, senza che nessuno controlli, senza che nessuno intervenga. Una coppia di turisti tedeschi è ospite in un parco che si affaccia proprio sulla scogliera di Miseno. “Se ne sono andati in piscina ieri e oggi” racconta l’amico italiano che gli voleva offrire un week end nell’incantevole cornice dell’area flegrea. Dove in un modo o nell’altro, via terra o via mare, tornano i rifiuti.
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