Rinviata a ottobre l'udienza preliminare per il crollo al Convitto nazionale. La madre di una vittima: non ho più parole
L'AQUILA (19 luglio) - Cinque scosse di magnitudo variabile da 2 a 2.8 gradi Richter, tra le 22 e le 4 di questa notte, hanno riportato l'incubo terremoto fra la popolazione dell'Aquilano. In molti hanno trascorso la notte fuori, mentre altri, pur rimanendo in casa, non sono riusciti a dormire nel timore di altre scosse. Clima di paura in particolare a Barete, Scoppito, Pizzoli e Cagnano Amiterno, i comuni epicentro del sisma del 6 aprile 2009 e i più vicini all'epicentro di questa notte. Le scosse registrate dall'Ingv si sono verificate alle 22,01 (magnitudo 2,3), all'1,36 (2,8), all'1,39 (2), alle 2,31 (2) e alle 3,48 (2,1), a una profondità tra i 10 chilometri.
«Si è trattato di una ricaduta psicologica - spiega un avvocato - molta gente, indecisa se rimanere o no all'Aquila, dopo questo nuovo episodio potrebbe decidere di andarsene». A L'Aquila e nei comuni del cratere oggi non si parla d'altro. E aleggia il timore di scosse più forti.
Intanto è stata rinviata al 27 ottobre l'udienza preliminare per i crolli del 6 aprile al Convitto nazionale, dove sono morti Luigi Cellini (15 anni), Ondreiy Nouzovsky (17) e Marta Zelena (16). Il Gup del tribunale dell'Aquila ha adottato questa decisione per un difetto di notifica al Convitto nazionale che come istituzione è stato citato per responsabilità civile. La Procura della Repubblica dell'Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per i due indagati, Livio Bearzi, preside del Convitto, e Vincenzo Mazzotta, dirigente della Provincia, ipotizzando omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi, quest'ultimo capo passato da lesioni a lesioni gravi dopo l'integrazione richiesta dal Pm Fabio Picuti. Con il rinvio al 27 ottobre, si saprà qual è il pronunciamento della Cassazione sull'istanza di rimessione del processo con il trasferimento al tribunale di Campobasso, presentato dall'indagato Bearzi perchè a suo avviso all'Aquila non ci sarebbero le condizioni per un dibattimento sereno ed equo. L'udienza della Suprema Corte è fissata al 27 settembre.
«Dopo quest'ultimo rinvio non ho più parole», ha commentato Lucia Catarinacci, madre di Luigi Cellini. La famiglia Cellini, come le altre parti, ha atteso lungamente l'avvio dell'udienza, poi risoltasi in pochi minuti per un vizio di notifica e rinviata al 27 ottobre. «Non c'è veramente nulla da dire, speriamo solo che almeno qualcosa vada per il verso giusto» ha aggiunto la donna prima di lasciare l'aula accompagnata dall'avvocato Antonio Milo. Per il Pm Fabio Picuti è «un rinvio quasi opportuno, almeno attendiamo il verdetto della Cassazione e non celebriamo un processo che potrebbe essere inutile».
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