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domenica 25 luglio 2010

Regioni: “Manovra, niente fondi per sociale e non autosufficienza”

ROMA – Un colpo al cerchio e una alla botte. Se da un lato il ministro Sacconi si è detto “disponibile al dialogo, perché intende avviare un rapporto di collaborazione con le regioni sulle prospettive dello Stato sociale già a partire dalla settimana prossima, dall’altro ha confermato che in sostanza nella manovra anti-crisi non sono previste risorse aggiuntive per il welfare. Né per il finanziamento del Fondo sociale nazionale 2011, le cui cifre verranno quantificate nella finanziaria di ottobre, né per le politiche per la non autosufficienza, che a parere del ministro dovranno trovare risposta nella filiera dei servizi sociali e socio-sanitari integrati in capo alla sanità anche per quanto riguarda il Fondo per la non autosufficienza”. A rivelare i contenuti dell’incontro che si è avuto il 20 luglio a Roma tra il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e la commissione Politiche sociali della Conferenza delle regioni è Lorena Rambaudi, assessore regionale alle Politiche sociali, terzo settore, politiche giovanili e pari opportunità della Liguria e nuova coordinatrice nazionale degli assessori al Welfare.

“Il ministro Sacconi si è reso disponibile a valutare i contributi che la Conferenza delle regioni vorrà presentargli (un primo documento verrà discusso durante la riunione della commissione Politiche sociali che si terrà a Roma mercoledì 28 luglio), ma ritiene sempre complicato il tema dei livelli essenziali delle prestazioni sociali per la difficoltà di garantire diritti soggettivi ai cittadini in una fase di scarsità di risorse”, dice l’assessore Rambaudi. “Quest’anno il Fondo sociale nazionale e le quote destinate alle regioni e alle province autonome sono al minimo storico: quasi un miliardo e 175 milioni di euro il primo e 380 milioni di euro le seconde, circa 137 milioni di euro in meno rispetto al 2009 per entrambi. E se per il 2011 non c’è garanzia neanche per queste cifre, e con le politiche per la non autosufficienza che dovranno passare in capo alle Asl, il rischio che corrono i comuni è che non riescano a garantire i servizi sociali di base. Ma i piani pluriennali di zona gli enti locali li devono pur fare”, commenta la coordinatrice nazionale degli assessori al Welfare. “E’ per queste due ragioni che siamo preoccupati: per la tenuta dei servizi sociali e per la programmazione prevista dalla legge quadro 328/2000, quella per la realizzazione del sistema integrato degli interventi”.

Anche perché, continua Lorena Rambaudi, “le risorse spettanti alle regioni e alle province autonome sono state più che dimezzate rispetto al 2004, quando hanno toccato quota un miliardo di euro. E pure se si aggiungono, dal 2007 al 2010, gli stanziamenti del Fondo per le non autosufficienze – ammontanti complessivamente a 1 milione e 200 mila euro –, alcune centinaia di milioni di euro per i Fondi a favore di famiglia, asili nido e minori e le iniziative collaterali messe in atto per intervenire sulle povertà estreme (dalla social card ai bonus per la riduzione dei costi dei consumi familiari fino agli incrementi delle pensioni minime) ci troviamo di fronte a un minor impegno economico del livello nazionale per garantire i ‘bisogni primari’ delle persone che si trovano in situazione di disagio”.

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